un ricordo di Matera

un oggetto raro ricevuto in dono di cui sono sempre grata

Prima di ripartire da Matera ogni volta immancabilmente facevo scorta di prodotti locali al mercato e nel negozio di alimentari più fornito come per portarmi via un po’ dei sapori di Matera, primo fra tutti quello, unico, delle salsicce “lucane” al finocchietto e poi taralli di vari sapori, vino, pasta…

Schermata 2017-10-18 alle 16.26.25

La vetrina di questo negozio centralissimo, che mi pare esista ancora, il Buongustaio, una volta era decorata da una meravigliosa composizione di spighe di grano intrecciate, di quelle che un tempo si mettevano a protezione delle messi nei campi. Anche nella campagna romagnola della mia infanzia si usava intrecciare qualche spiga a forma di croce, ma questa era un’altra cosa, una vera meraviglia, un capolavoro complesso e originale.

treccia

Ho chiesto da dove venisse e dove potevo procurarmene una:  “Mi dispiace, non le vendono, queste le intreccia mia nonna, da sempre” fu la risposta del salumiere. Ero molto delusa, ma pazienza… però… era così meravigliosamente bella, un’ opera d’arte delle abili mani di una donna semplice che aveva espresso una sapienza antica nell’ intrecciare questo oggetto simbolo di fede e augurio di abbondanza.  Finisco la spesa, facciamo il conto, pago, prendo le borse e… anche la treccia che il salumiere mi porge con un sorriso insistendo perché io lo accetti… Capirai, non desideravo altro! Mi sono schernita, ma con poca convinzione…

Da allora (saranno forse venti anni) la treccia troneggia nell’ingresso della nostra casa e svolge qui la sua funzione apotropaica; quasi ogni volta che la vedo ripenso alla straordinaria bellezza di quel dono, generoso e gratuito, come sono i doni veri.

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