le magiche erbe della notte di S.Giovanni

la magia della notte di S.Giovanni che ancora mantiene il suo fascino

acqua-profumata
foto tratta dal blog di berenice over blog

In questi giorni si legge e si scrive molto delle erbe di S.Giovanni, una tradizione antichissima, di quelle  che continuano ad esercitare il loro fascino misterioso e anche magico, nonostante le nostre pretese di modernità.

Era ed è ancora almeno in parte una credenza diffusa che la notte fra il 23 e il 24 giugno, giorni del solstizio, gli influssi benefici dell’universo cadano sulla Terra portando salute e prosperità.

A me questa data suscita il ricordo del mazzo di erbe di S.Giovanni che ho ricevuto in dono, un mazzo davvero straordinario, ricco di simboli e di significati. Lo fece fare per me M., una amica vera, che raccontava così:           mi ricordo che andai dal fioraio con un pezzetto di carta un tantino sgualcito con l’elenco delle erbe per il mazzo, convinta che avrei fatto la figura della saputa perché il fioraio avrebbe saputo tutto sulle piante di San Giovanni. Mi è toccato, invece, lasciargli il foglietto con la mia scrittura discutibile perché non ne sapeva niente delle piante del solstizio. Però fece un capolavoro”

Era davvero un capolavoro, eccolo, si vede tutto nelle foto che feci allora, anche se le immagini di tanti anni fa sono un po’ sbiadite, come è logico.

fiori di Marina

Ho letto dopo che  Il dono di fiori raccolti nei campi la mattina della festa e bagnati dalla rugiada caduta nella notte della Vigilia considerata magica, un tempo sanciva amicizie durature.” 

Non lo sapevo e così non ho ricambiato con un mazzetto di erbe, ma per fortuna quell’amicizia ancora dura. L’elenco delle erbe del mio mazzo forse si potrebbe anche ricostruire guardando le foto, ma certamente varia da luogo a luogo in ogni zona dell’Italia centrale dove la tradizione è ancora viva;  volendo si può seguire questi suggerimenti:

fiori per me 1

“Per preparare l’acqua di San Giovanni bisogna raccogliere, durante la vigilia del 24 giugno, una misticanza di erbe e fiori che può essere composta da ginestre, papaveri, fiordalisi, petali di rose canine e di rose coltivate, caprifogli, foglie profumatissime dell’erba di santa Maria, menta, iperico (chiamato anche erba di san Giovanni che ha proprietà paragonabili ad alcuni psicofarmaci), mazzi di sambuco, garofanetti, trifoglio, ranuncoli, lavanda, camomilla matricaria, timo, amaranto, basilico, salvia, rosmarino, centinodio, mentuccia, malva e foglie di noce, artemisia (chiamata anche assenzio volgare e dedicata a Diana-Artemide), finocchio selvatico (potente amuleto utile ad affinare l’occhio negli inganni), l’avena (simbolo d’abbondanza che aiuta a fare la scelta giusta).”

ci sono anche link interessanti che ne raccontano come: 

http://berenice.over-blog.it/article-la-festa-di-san-giovanni-battista-e-il-solstizio-d-estate-nella-valnerina-umbra-77656421.html

http://berenice.over-blog.it/article-l-acqua-profumata-di-san-giovanni-battista-107337145.html

Fiori per me

 

scuola all’aperto: che bella idea!

fare scuola all’aperto non è utile solo contro la pandemia. È sempre stata una esperienza utile e necessaria, una didattica da privilegiare

42754272_2500449846636821_8289840107427463168_n
il prato dietro la nostra scuola, dove appena possibile si faceva educazione fisica giocando fino a stancarsi in primavera sul prato coperto di pratoline! E il nostro amato gelso, palestra di arrampicate avventurose (!!?)

Con quali modalità si tornerà a scuola  ancora non si sa, ma fra le varie proposte ne spicca una che è condivisa pare da tutti: fare scuola all’esterno, fuori dagli spazi ristretti e potenzialmente poco salubri delle aule.Una proposta saggia che comunque mi fa sorridere: quando, fino a 20 anni fa, insegnavo alle elementari stare all’aperto, andare a vedere da vicino qualcosa su cui stavamo ragionando era una costante. Direi quasi che cercavamo le occasioni perché la vita scolastica assomigliasse di più alla vita “normale”, dove a nessuno viene in mente di tenere un ragazzino immobile per ore.

Schermata 2020-06-07 alle 06.50.52
in campagna, con Manuela, Marina e me dietro l’obiettivo

Così i giri per il quartiere, le uscite nel nostro parco e nella campagna confinante con la scuola erano quasi quotidiane.

E se poi succedeva qualcosa di speciale, per esempio veniva fuori un interrogativo che richiedeva una ricerca sul campo (vedi “dove va a finire la cacca”) in pochi minuti eccoci fuori a investigare. Bastava lasciare scritto alla lavagna: siamo fuori a cercare…

classe
con i notes in mano, pronti a partire, con Marina

Da queste uscite si tornava allegri, consapevoli e anche se non si era diventati più colti di sicuro si era stati bene assieme il che mi pare  molto importante. Stare assieme bene è molto educativo, insegna a vivere!

Schermata 2020-06-07 alle 06.50.00
la casa dietro la scuola sotto la neve fotografata dal prato della scuola (senza tende!!!)

Ma poteva anche essere un evento particolare, una emozione da godere che ci trascinava fuori a forza; ho il ricordo indelebile del giorno in cui, quando ci accorgemmo di una improvvisa nevicata, in fretta ci precipitammo a vestirci e via, fuori, a goderci quei fiocchi di neve di cui sono  molto parchi i nostri inverni…. Una volta fuori una bambina mi fece notare che le finestre delle altre classi avevano le tende tirate… “Perché ?”

Credo di aver riposto con imbarazzo che forse avevano cose importanti da fare che non potevano distrarsi. 

62117497_2922281211120347_2502642757223317504_o
riposiamo sotto un’ombra fresca con me e Manuela dietro l’obiettivo

Quegli insegnanti non ci sono più, mi auguro che quelli di oggi riescano a trovare la didattica adatta alla scuola all’aperto e non  trascinino magari fuori anche la mentalità del banco e delle tende tirate.

Schermata 2020-06-07 alle 06.49.14
una delle classi posa, fiera, davanti al murales che hanno pensato e realizzato per coprire un brutto muro del giardino della scuola

Alla mia collega Manuela e a me quel modo di fare procurò una quantità di critiche di scuola poco seria, di stare “sempre a giocà” come recentemente uno degli scolari di allora ci ha raccontato gli dicevano i suoi. Lui però confermava che quella vita scolastica era stata bella, utile, e di ricordarla con piacere.  Un ottimo risultato secondo noi.

PICT1178al conero copia
Al Parco del Conero, con il necessario per disegnare e appuntarsi quello che ci colpisce…

anche io “andai a votare” il 2 giugno del 1946

un ricordo frammentario ma vivido del 2 giugno 1946

Sono nata il 3 agosto del 1943 e dunque il 2 giugno del 1946 avevo un po’ meno di tre anni, eppure di quel giorno ho un ricordo preciso anche se parziale.  Abitavamo a S.Agata Feltria, allora in provincia di Pesaro, in una casa a qualche centinaio di metri dal paese che si intravede alle spalle della foto di famiglia. Da destra Babbo Costa, nonno Sante, mamma Maria, mia sorella Rosetta, io, mio fratello Gilberto nell’agosto del 1946. Chi ha scattato la foto aveva problemi di inquadratura…

Copia di mia famiglia '46

Ricordo la cura con cui mia madre si preparò vestendosi con il suo abito migliore tanto che io ero convinta di andare a una festa. Sì perché naturalmente anche noi figli andammo in paese.

“Che andiamo a fare mamma?”

“Andiamo in Comune a votare”

la Piazza di S.Agata Feltria con il Palazzo del Teatro e del Comune, in una foto d'epoca
la Piazza di S.Agata Feltria con il Palazzo del Teatro e del Comune, in una foto d’epoc

Deve esserci stata una conversazione simile a questa e io non posso assicurare di non aver capito “vUotare”, immaginando cose che venivano portate via, lanciate dalle finestre magari. Ero rassicurata però dall’atmosfera allegra.  Poi aspettammo sotto il portico del palazzo Comunale, ricordo confusamente tanta gente e una attesa che mi sembrò lunga…

Il particolare di cui ho una memoria precisa, visiva, è mia madre che  interpella mio padre con un’occhiata interrogativa e lui che con fare un po’ circospetto apre un foglio e le indica un disegno molto chiaro, poi annuiscono, sorridono e si scambiano uno sguardo di intesa.  Il simbolo indicato c’è ancora adesso ed è riconoscibilissimo, è quello del sole nascente che allora indicava il Partito Socialista Italiano.  Mio padre si chiamava Costa, da Andrea Costa, suo fratello si chiamava Bruno, da Giordano Bruno, il nonno paterno Sante era stato un anarchico emigrato negli Stati Uniti all’epoca di Sacco e Vanzetti e tornò in Italia nel 1924, prima della caccia all’anarchico.

nonno Sante, con la classica cravatta anarchica alla Lavallère
nonno Sante, con la classica cravatta anarchica alla Lavallière

Mio padre a 17 anni fu arrestato per qualche giorno perché aveva “decorato” con fili di bandierine rosse il monumento ai caduti del suo paese, Santarcangelo di Romagna, cosa che lo fece inserire nel registro dei sovversivi della polizia fascista (vedi)

la copertina del registro dei pregiudicati oziosi e svagabondi e sovversivi dove c'è anche la vicenda del mio babbo
la copertina del registro dei pregiudicati oziosi e vagabondi e sovversivi dove c’è anche la vicenda del mio babbo

Quella scelta a sinistra era quasi ovvia.

È incredibile come quell’immagine sia rimasta ancora così viva nella mia memoria… del resto anche la parte dove ci sentiamo a casa è ancora quella parte lì, pur con inevitabili differenze e delusioni che il tempo e le cose hanno portato.

Schermata 12-2457004 alle 08.55.45 copia 2

io con i miei fratelli… e tutti senza piedi che il fotografo doveva essere lo stesso di prima…

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora