Io, Mafalda e Quino

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Ho appena appreso della morte di Quino, il “padre” di Mafalda…. lo ricordo così:

Bologna, anni fa, fiera del libro per ragazzi, sezione illustratori.

C’é un incontro con Quino, il fantastico autore di bambini come Mafalda e i suoi amici, graffianti e lirici allo stesso tempo.
Io un po’  per paura di non trovare posto e un po’ per pietà verso i miei piedi, mi vado a sedere con molto anticipo nella saletta indicata.
Sono sola.
Dopo poco entra LUI, Quino.
Ci salutiamo con un cenno e un sorriso.
Lui si mette a sistemare i suoi fogli e io comincio ad arrovellarmi:
vado lì?
Gli chiedo l’autografo?
Poveretto,  perché non lasciarlo  in pace ..
Che gli dico? Scusi, potrebbe, sono una sua ammiratrice…
Che imbarazzo, che banalità.

Lascio stare e per dieci minuti buoni condividiamo il silenzio e l’attesa, continuando le nostre faccende  e solo ogni tanto sfiorandoci con lo sguardo. Poi cominciano ad arrivare  gli altri a frotte, si mettono in fila davanti a lui e lui fa a tutti un piccolo disegno, una dedica e l’autografo.
Io no, io non ne ho bisogno, io ci sono stata con lui, da sola, capirai che mi frega dell’autografo!

la vecchia Austin del padrone della filanda

ricordi da una vecchia foto di un’auto e di alcuni ragazzi d’epoca…

Un paio di anni fa raccontavo in questi giorni dell’amicizia lunga e tenace fra GC e Giorgio. Quest’anno il covid e altre vicende hanno impedito di celebrare i compleanni; del resto ne hanno già celebrati parecchi…  Nel frattempo, mentre si stava tappati in casa, ho ritrovato vecchie foto, degli anni ’50.

Giorgio, GC e Lamberto sull'auto
Giorgio, GC e Lamberto sull’auto

Ci sono i nostri GC e Giorgio e alcuni amici, in campagna, probabilmente festeggiavano qualcosa o qualcuno, in grande allegria.

La protagonista però di queste foto è l’automobile, che io ho sempre chiamato “la Balilla” per via della sagoma squadrata che appunto mi faceva venire in mente la Balilla, unica auto che conoscessi che avesse un aspetto simile .

Giorgio, Giancarlo e Toni copia

Apparteneva al nonno di uno di loro, il cavalier A., il nonno di Toni che in questa foto è seduto sul tettuccio (in basso Giorgio e GC).

Il cavalier A. era stato un grande e autentico “padrone della filanda”.   Nella Jesi del primo ‘900 in cui la lavorazione della seta aveva avuto uno sviluppo vorticoso, gli “stabilimenti” di lavorazione della seta piccoli e grandi  crescevano continuamente di numero; ancora la città ne offre testimonianze diverse per esempio negli edifici, spesso pregevoli, che segnano la città. Fra questi la filanda del nonno di Toni era stata una potenza. 

Tra l’altro in questa filanda ebbe inizio e si realizzò una specie di favola di Cenerentola moderna. Il figlio del padrone si innamorò perdutamente di una delle operaie, donna bellissima, con reazioni negative del vecchio A. ma il figlio del padrone riuscì a sposarla e Toni era loro figlio.  Era davvero una donna bellissima anche quando l’ho conosciuta, pur avanti con l’età: bella, elegante, con un portamento da vera signora.

Giorgio, Lamberto e sul tettuccio Toni, il nipote del "filandiere"
Giorgio, Lamberto e sul tettuccio Toni, il nipote del “filandiere”

In uno dei garage del vecchio nonno filandiere, Toni aveva trovato questa automobile, ormai d’epoca, ma che ancora funzionava.

Con qualche intervento meccanico ecco che Toni e il gruppo di inseparabili amici, fra cui GC e Giorgio, avevano l’automobile!  Per quei ragazzi era una conquista meravigliosa.     In tempi di sobrietà anche un’auto rimessa in piedi in qualche modo dava la sensazione della libertà e di poter arrivare dovunque; basta vedere come la usano come set in queste foto!

GC e Lamberto
GC e Lamberto

Ne erano fieri e sdrammatizzavano il fatto di esibire una vecchia auto facendo cose buffe come, per esempio, applicare bandierine americane ai fari, cosa che all’epoca poteva farli passare per addetti agli alleati che ancora in Italia erano potenti…. Una volta, di nascosto dei miei, dovendo andare a Camerino in treno partii da Jesi, ma scesi alla prima stazione dove Giorgio mi aspettava con “la balilla” e mi portò a destinazione.

Ci sentivamo padroni del mondo…. Con questa “balilla” poi abbiamo fatto delle gite rischiando anche parecchio vista l’anzianità del mezzo e anche la totale imperizia dell’autista.   Insomma foto ricche di ricordi ma anche di qualche sorpresa.

Riguardando meglio la foto dove si vede il radiatore ho scoperto che quella che ho sempre pensato come una banale Balilla, auto ai suoi tempi di popolare diffusione in Italia, era invece una signorile, nobile e forestiera Austin!!!

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Forse una versione di questa Austin 16 del 1934 che mi sembra abbastanza simile… Certo, un’auto all’altezza dei mezzi e del censo del padrone della filanda!

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