Ciao maestra

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Quella era davvero un’altra scuola! Le notizie di cronaca di questi giorni, che parlano spesso di atteggiamenti violenti e aggressivi nei confronti dei docenti da parte di alunni e famiglie mi hanno fatto venire in mente un episodio piccolo ma così significativo per me che lo ricordo perfettamente a quasi 50 anni di distanza

All’inizio degli anni ’70 ero arrivata a far scuola in città partecipando alla sperimentazione di una delle prime esperienze di scuola a tempo pieno. Anni fantastici, creativi e di grandi soddisfazioni ma anche di battaglie perché come si sa è molto difficile accettare di cambiare il modo di fare le cose che “le abbiamo sempre fatte così”.

Così ci trovavamo, noi giovani e novellini, a convivere e anzi a condividere le classi e il lavoro didattico con insegnanti molto tradizionali, spesso anche molto capaci e intelligenti, ma abituati a un rapporto con la classe improntato a modi molto formali e una disciplina piuttosto rigida.

All’uscita pomeridiana incrocio un alunno accompagnato dal nonno. Il bambino mi saluta “Ciao Bruna” rispondo con “Ciao” e mentre proseguo sento il nonno che rimprovera il bambino: “Ma è la tua maestra! Che fai je dici ciao? Se dice signora maestra!” Il bambino ci pensa un attimo e poi

“Quella è una maestra che je se dice ciao

Sono sempre rimasta fiera di corrispondere alla descrizione di quel bambino: sono stata spero una maestra alla quale si diceva ciao nel senso positivo del termine cioè una con la quale si poteva parlare con fiducia, potendo contare sul reciproco rispetto, reciproco appunto!  Uguali nel rispetto, ma non nei ruoli: rispetto da parte mia dei bambini, delle loro diverse caratteristiche e dei loro bisogni, ma rispetto anche da parte loro per il mio ruolo di responsabile della classe e del percorso formativo. Per tanti anni è stato bello e costruttivo

maestra

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