L’incidente di Chernobyl ha cambiato per sempre la vita di un’intera regione, quella dove sorgeva la centrale, ma anche di tutta l’Europa. Io ne ho un ricordo drammatico e molto intenso anche a distanza di trenta anni. Intanto all’improvviso avevamo la precisa sensazione che l’aria, il sole, la terra potevano nascondere un pericolo letale e soprattutto subdolo perché inavvertibile. All’improvviso avevamo paura della natura! Lavoravo nella scuola a tempo pieno e proprio quando ormai erano arrivate le belle giornate noi che prima trovavamo ogni pretesto per stare fuori sul prato all’improvviso stavamo sempre al chiuso. Uno dei segni più evidenti fu il cambio del menu a mensa. Spariti i contorni ogni giorno variati della nostra favolosa cucina ecco che diventarono di una terribile monotonia: carote e patate, patate e carote, in tutti i modi possibili, ma sempre patate o carote… Una collega raccontava che suo padre piuttosto anziano curava un magnifico orto. Saputo che mangiare l’insalata che aveva coltivato era pericoloso diceva “Ma in fondo io sono vecchio…”