motti di famiglia

I motti di una famiglia sono molti perchè molte sono le situazioni e le persone.

Dunque nella nostra ce n’é anche uno che appartiene a V. che l’ha creato.

E’ in dialetto romagnolo riminese e dice:

“e po es enca un ben” e cioé “potrebbe anche essere un bene”

In tempi difficili per la nostra famiglia quando ci si barcamenava a fatica fra i debiti e le difficoltà del lavoro ogni tanto capitava qualcosa che.. peggiorava la situazione.

Allora ci sentivamo a terra ed ecco V. che con la flemma che lo caratterizza da sempre esclamava il suo “E po es enca un ben” e, fra i vaffa generali, era anche capace di spiegarci il perché;  ogni volta ci dimostrava in che modo, cambiando punto di vista, quello che poteva sembrare un evento drammatico avrebbe potuto rivelarsi un’opportunità.

Sua moglie lo ha minacciato più volte di tirargli delle stoviglie se si fosse azzardato a dirlo, ma piano piano abbiamo imparato a rispettare l’atteggiamento di V. , a pensare anche noi in modo creativo, a dire anche noi, sorridendo, che “e po es enca un ben”, insomma forse le cose non sono poi così brutte come sembra..

Non è stato sempre vero, non ha funzionato proprio sempre, ma ci ha aiutati molto molte volte.

Peneremo un’altra volta

La nostra famiglia ha, come credo tutte, alcuni motti significativi. Uno di questi é
“peneremo un’altra volta”
che tradotto significa non già
” faremo penitenza ancora una volta ”
ma, al contrario:
 “se proprio dobbiamo soffrire… lo faremo in seguito, caso mai”
E’ un motto la cui origine ha una data, un luogo e un motivo preciso.

filosofia di vita,ricchezza
Avignone, anni ’80, siamo qui da un po’ di giorni e di solito si va a mangiare nella piazza principale, invasa dai tavolini di molti ristorantini che vi si affacciano, distinti solo dal colore delle tovaglie.
E’ del tutto indifferente dove ci si siede,  infatti servono tutti le stesse “zozzerie” come spaghetti bolognaise (meglio non tradurre), insalate dalla pulizia dubbia.. insomma non è proprio haute cuisine ma costa abbastanza poco e va bene così.
E’ l’ultima sera, percorriamo una delle stradine che sboccano nella piazza suddetta, passiamo davanti a un ristorantino che ha cinque minuscoli tavolini, tovaglie di fiandra, ben apparecchiati, con cestini e panini su misura (cioè minuscoli), l’aria curata e soprattutto pulita.
Evidentemente il mio sguardo rivela un certo desiderio.
E allora, con un gesto di grande signorilità che a decenni di distanza ancora ricordiamo, G. rivolgendosi ai tavolini affollati della Piazza grande che si vedono a poca distanza, esclama ” Vuol dire che peneremo un’altra volta” e mi sospinge verso uno dei tavolini deliziosi del minuscolo ristorante.
Una cenetta semplice ma preziosa, gustosa certo, ma soprattutto resa speciale dal fatto che per una sera ci concedevamo un lusso, sapendo che comunque prima o poi avremmo dovuto risparmiare, ma che in certi momenti é importante essere generosi con se stessi, sapersi concedere qualcosa di costoso, ma  che é alla nostra portata e che, soprattutto, ci rende la vita più lieve.
E’ diventato il nostro motto.. ormai in famiglia basta dire “peneremo un’altra volta” e con un sorriso superiamo la scelta fra qualcosa che è saggio ma deprimente e qualcosa che costa un po’ di più ma che ci fa sentire ricchi di una quantità di cose, anche se non di soldi.

le parole più delle pietre

                                                                                                      

selvatorta1.jpg

 


 

I ricordi più durevoli della vita degli uomini, la memoria che più di ogni altra sa sfidare il tempo non é la pietra nè il bronzo: incredibilmente sono le parole!

E’ la riflessione che faccio quando sulla strada che va al mare, vicino a Monsano leggo l’insegna di una strada che recita Via di Selvatorta.

Siccome è in mezzo a campi di grano, di girasoli, di erba medica mi sono sempre chiesta come mai (io mi faccio  spesso domande oziose).

Poi ho trovato la carta  che riproduco, che rappresenta il territorio nel 1400  e lì in mezzo c’è “lo cerreto di selva torta”. Come dire la foresta di querce.

Ecco spiegato: la selva non c’è più, le querce nemmeno, ma la parola ha resistito, per 600 e più anni e se ne va tranquilla verso il futuro, anche sulle mappe di Google.

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora