tempi duri per la maestra di montagna

valdicastro
l’Abbazia di Valdicastro in fondo alla sua conca

Quando sento parlare delle difficoltà del lavoro degli insegnanti penso a come era quando ho cominciato io, nel 1964.
Non era poi così facile come si immagina.
Personalmente lavoravo in una fabbrica e per vincere il concorso alla sera studiavo fino dopo mezzanotte sui libri presi in prestito dalla Biblioteca Comunale che, grazie alla benevolenza del Direttore,  ogni sera i miei andavano a prendere e riportavano poi al mattino dopo…
Riuscii a vincere il mio concorso fra i primi delle centinaia di concorrenti, e i miei primi passi furono come minimo avventurosi come ho raccontato qui e qui, ma c’era chi aveva più problemi di me.
Per esempio in tanti si sottoponevano a sacrifici come accettare sedi disagiate lontane da tutto e con scuole pluriclasse perché questo faceva guadagnare un punteggio molto elevato che dopo qualche anno sarebbe stato utilissimo per  essere nominato titolare di una sede vicina a casa… si chiamavano le “sedi di montagna”.
Uno dei miei primi colleghi accettò la sede della scuola pluriclasse  di Pierosara.
L’aula era al primo piano di una casa mal messa; un giorno camminando fra i banchi si affacciò alla finestra e appena si ritrasse di qualche passo i mattoni su cui era prima appoggiato crollarono e finirono di sotto, dove c’era la stalla dei conigli… Lo ricordo ogni volta che adesso vado a Pierosara per una passeggiata.

Schermata 02-2457420 alle 09.06.42
un’aula degli anni 50

Ma c’era anche di peggio: esisteva un particolare contratto in cui l’insegnante veniva assunto e stipendiato solo pro forma (soprattutto con vitto e alloggio) dalle famiglie che abitavano troppo lontano da qualunque scuola e lo Stato, a cui sarebbe spettato l’onere di provvedere alla scuola obbligatoria, offriva all’insegnante l’assistenza sanitaria e i contributi per la pensione oltre a preziosissimi punti che facevano valere ogni anno come tre o quattro anni normali. Si trattava di vivere praticamente senza stipendio in posti davvero impervi, magari con due o tre alunni di età diverse… una condizione davvero difficile per dei giovani abituati se non altro ad una vita sociale fra i propri coetanei.
Ho conosciuto una di queste maestre: insegnava all’Abbazia di Valdicastro, per raggiungere la quale bisogna prima salire fino a circa 1000 metri e poi scendere fino al fondo della stretta valle dove sorge isolata l’abbazia.
Lì vivevano mi pare tre bambini, figli del proprietario dell’azienda agricola e di alcuni dei massari.
Veniva da Ancona e di solito il venerdì il mitico tassinaro di Borgo Stazione la andava a prendere in tempo perché potesse salire a Serra S.Quirico sul treno per Ancona da dove tornava al mattino del lunedì per venire accompagnata nuovamente a Valdicastro.
Nell’inverno del 1965 (credo) il tassista arrivò a Valdicastro  di mercoledì e disse alla maestra di prepararsi perché era meglio che la portasse via che il tempo non prometteva bene.
Lei protestò che non era proprio il caso e che la tornasse a prendere al solito. Lui le rispose che sarebbe sì tornato, ma non sapeva davvero quando…
Quella era gente che il tempo lo capiva e infatti nevicò e nevicò…tutte le scuole furono chiuse e poi riaperte giorni dopo, ma Valdicastro restò isolata per un paio di settimane e fu rifornita con l’elicottero…
Quando le camionette della forestale aprirono la strada dietro c’era anche il tassista: la maestra lo abbracciò come fosse il padre e scusandosi gli promise che a qualunque ora in qualunque giorno lui le avesse detto in futuro “andiamo” lei sarebbe andata.
L’abbiamo festeggiata vedendola arrivare alla stazione: dimagrita e con gli occhi spiritati; se l’era vista davvero brutta.
Storie che sono del secolo scorso, é vero, ma sembrano ancora più antiche.

a668ba0f8b740fe57112068683fdc542_urbino_neve_sommersa
la nevicata del 2012
Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora